Why I Lost My Heart in North Shore - Oahu
This is how I spent my last day on this incredible coast, before saying goodbye to all the friends I met there. Hopefully, we'll meet again there or somewhere else one day.
Non è la prima volta che vengo alle Hawaii, né la prima volta che vedo North Shore dall’alto. Non è la prima volta che me ne innamoro e che decido di rimanere a North Shore più del previsto.
Appena arrivata ad Oahu ho deciso di prendere l’autobus per andare direttamente a North Shore, senza rimanere a Honolulu come farebbe un classico turista. Arrivo un paio di giorni prima dell’inizio del Pipe Masters e inizio fin da subito a percepire un mood molto diverso da quello hawaiano estivo. Scendo alla fermata davanti all’ostello come l’altra volta e gli alberi delle papaye piantati ai lati della strada ed i galli che cantano a tutte le ore del giorno mi fanno capire di essere tornata. Ma non è più estate e l’oceano non è così calmo come l’avevo lasciato. Sento il rumore delle onde in lontananza e vedo i ragazzi per strada con le tavole sotto braccio.
Vorrei parlare della North Shore che conosco, così come l’ho vissuta in prima persona, lasciandovi un’immagine probabilmente diversa da quella che potrete trovare su una qualunque guida turistica, partendo dalla famosa cittadina di Hale’iwa, procedendo verso ovest fino al Turtle Bay Resort e percorrendo tutte le 7 Mile Miracle con i surf spot più famosi al mondo.
Questa distesa di spiagge paradisiache, per surfisti e non, partono quindi da Hale’iwa, dalle cui spiagge, verso la fine di novembre, si può assistere alla prima tappa del Triple Crown of Surfing. Tra i pochi negozi della piccola surf town si possono trovare diverse gallerie d’arte dove si possono ammirare opere di artisti locali ispirate all’oceano, al surf e a tutto quello che riguarda il paradiso hawaiano. Personalmente sono molto affezionata a due di queste e non vi sarà difficile capire il perché. Una delle due è la Clark Little Gallery e, come potrete immaginare, si tratta della galleria dove espone il grandissimo fotografo hawaiano che, con un po’ di fortuna, potrete incontrare anche più di una volta a fotografare in mezzo alle onde di Waimea Bay. L’altra galleria d’arte è la Wyland Gallery dove, dopo esserci sentite sui social per mesi, ho finalmente avuto l’occasione di incontrare di persona Taylor Slater, accompagnata da suo padre, Kelly Slater, per la sua prima esposizione alle Hawaii.
Una volta passato il pittoresco Rainbow Bridge di Hale’iwa e procedendo verso ovest si passa per Laniakea Beach, famosa tra i turisti, e di conseguenza spesso affollata, per via delle tartarughe che sono solite nuotare lì a riva. Con un po’ di pazienza si supera il “turtle traffic”, così chiamato dai local in quanto è proprio il turismo portato dalle tartarughe di Laniakea a bloccare Kamehameha Hwy, l’unica via che attraversa tutta North Shore.
Seguendo sempre la stessa direzione, si passa per Waimea Bay, dove ho avuto una piccola stretta al cuore a vedere che la scogliera da cui tutti si tuffano in estate è ora vuota e solo parte del paesaggio. È per via delle onde ovviamente, che non rendono sicuro il lanciarsi in backflip strabilianti a 7 metri di altezza, mentre d’estate a North Shore l’oceano è più calmo e rassicurante e ti concede di buttarti con mille stili diversi, aprendo la gara agli scatti mozzafiato che ritraggono i tuffatori più spericolati.
Poi Shark’s Cove, altra meta nota ai turisti appassionati di snorkeling. Anche in questo spot mi è venuta un po’ di nostalgia del mare calmo estivo che, quando mi allontanavo dalla folla di turisti che sguazzavano nella piscina rocciosa naturale, mi aveva permesso più di una volta di nuotare con le tartarughe. La prima volta mi ero avventurata al largo con un amico del posto e ci siamo ritrovati a nuotare in tondo con una tartaruga come in una danza subacquea totalmente magica ed inaspettata. Questo spot rimane uno di quelli che mi mancheranno di più. Spesso mi rilassa andare a correre la mattina all’alba o la sera poco prima del tramonto, ed è un’abitudine che non perdo quando viaggio. Dopo una lunga giornata, vi assicuro che non c’è niente di più piacevole di una corsa che termina a Shark’s Cove al tramonto, con gli ultimi raggi di sole che si riflettono nella piscina naturale creando giochi di luce e di colori incredibili, rimanere lì ad assaporare ogni ultimo attimo di luce e di emozione, per poi tornare all’ostello insieme agli ultimi surfisti ormai di ritorno a casa.
Camminando sulla spiaggia a partire da Log Cabins, se vogliamo usare le onde come punto di riferimento, fino a Off The Wall, per poi arrivare a Pipeline, senza citarvi tutte le altre, si possono incontrare surfer tra i più conosciuti al mondo, con la tavola sotto braccio o con lo sguardo perso a guardare l’oceano. Tra i vari incontri memorabili, vi potrei raccontare di quello con un surfista che, dopo avermi raccontato tutto il possibile su Pipeline, si presenta come Michael, un signore di North Shore che potrei definire decisamente molto vitale. Sì, quel signore era proprio Michael Ho, grandissimo surfista e padre di Mason e Coco Ho. Più o meno allo stesso modo ho incontrato Jamie O’Brien, conosciuto sui social come @whoisjob, dopo la surf session all’alba dove avevo accompagnato i miei amici. Forse uno degli incontri più memorabili è stato quello con Eddie Rothman che, dopo aver sorriso per la mia solita scottatura, mi invita alla cerimonia di apertura del Da Hui Backdoor Shootout, competizione di surf locale sempre a Pipeline, promettendomi che sarebbe stato un evento unico nel suo genere, come ad assicurarsi che non me lo sarei persa per nulla al mondo. Ho incontrato più volte questa leggenda durante le mie giornate a North Shore, spesso anche semplicemente a prendere un turmeric latte alla Sunrise Shack, piccolo cafe, se così si può dire, di cui il figlio Koa è uno dei proprietari. Parlando della Sunrise Shack, per chi di voi non la conoscesse, è un must se siete intenzionati a visitare questo piccolo angolo di paradiso. Di fronte a Sunset Beach infatti potrete notare a lato della strada questa piccola casettina gialla in legno, famosa per caffè, smoothies e açai bowls, dove i proprietari sono quattro surfisti local che si assicurano sempre che il luogo mantenga quel mood di good vibes e aloha che vi mancherà quando lascerete le Hawaii.
Da quello che ho scritto finora penso abbiate capito che da Hale’iwa fino alla Turtle Bay ci si ritrova in una piccolissima realtà del mondo del surf e delle sue più famose leggende. Li puoi trovare che camminano tranquillamente per le strade insieme a noi e che come noi fanno le loro scorte alimentari da Foodland, così come John John, quando l’ho incontrato scalzo il venerdì sera al supermercato a comprare le birre con gli amici, e insieme a noi si recano al Surfer The Bar del Turtle Bay Resort, l’unico bar popolato la sera nell’unico hotel di North Shore. In questo stesso bar hanno fatto i Surfer Poll Awards, durante la quale si celebra la cultura cinematografica legata al mondo del surf, paragonabile ad una notte degli Oscar. E sempre qui si possono incontrare Nathan Florence, fratello di John John, ed i suoi amici cantare alla serata karaoke e molti altri surfers, specialmente durante eventi della portata del Pipe Masters.
Ogni volta che mi capita di conoscere dei nuovi arrivati a North Shore, prometto di portarli alla ‘Ehukai Pillbox Hike, piccola escursione che parte dall’unica scuola elementare del posto, per mostrare loro come tutto questo in realtà sia molto piccolo e se ne possa avere una panoramica completa dal monte alle spalle delle 7 Mile. Così, dopo 3 settimane di pioggia e un’alluvione che ha fatto addirittura esondare il Waimea River, abbiamo aspettato una giornata di sole che potesse asciugare il terreno, altrimenti troppo fangoso e impraticabile, per arrivare alla piattaforma da dove si può vedere tutta North Shore. Partiti poco prima del tramonto in tempo per ammirare l’oceano e la costa dall’alto immersi nel caldo arancio della golden hour, ci sediamo finalmente di fronte a questo immenso panorama. Con molta fortuna abbiamo trovato il giorno con una buona swell, che ci ha concesso, in quei pochi minuti di golden hour, di poter ammirare un unico set mozzafiato a Pipeline, e di poter assistere dall’alto all’ultima surf session della giornata. Talvolta si potevano addirittura sentire gli applausi e le grida del piccolo pubblico sempre attento sulla spiaggia che acclama il surfista dopo un’ottima performance, come se ci fosse una competizione in ogni momento della giornata e su ogni onda della costa.
Se ripenso a North Shore, è proprio quella l’immagine che mi viene in mente: la folla attenta con lo sguardo rivolto all’oceano, quell’onda che si divide tra Pipeline e Backdoor, la luce calda del tramonto e il rumore delle onde. Un sogno per ogni surfista.